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Guardia Vomano (Te). Chiesa di San Clemente a Vomano

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San Clemente a Vomano

Per capire al meglio la storia culturale ed artistica dell’Abruzzo è necessario valutare anche il suo territorio ed il modo in cui esso ha influito sullo sviluppo economico e sui movimenti delle genti. Oltre all’Abruzzo montano e costiero, esiste anche quello fluviale, legato ai numerosi corsi d’acqua che scendono dalle montagne verso il mare formando una serie di valli parallele, usate sin dall’epoca dei romani come naturali linee guide per costruirvi strade di comunicazione tra il mare e le aree interne. Furono quindi sempre luoghi di grande transito e videro sorgere lungo i loro versanti paesi e castelli, così come chiese e monasteri. Una di queste valli, chiamata Siciliana, ospita ancora oggi ben quattro meraviglie dell’architettura sacra abruzzese tra le quali San Clemente a Vomano, capolavoro di arte medievale.

Guardia Vomano, frazione di Notaresco

Lasciando la costa adriatica all’altezza di Roseto degli Abruzzi, ci si inoltra verso l’interno della valle del Vomano lungo la statale 150 per una decina di km, superando il casello dell’autostrada A14 adriatica. Dopo aver attraversato alcuni gruppi di case, si scorge il cartello che indica Guardia Vomano (frazione di Notaresco), sulla collina a destra. In vista delle prime case, all’altezza del piccolo cimitero, si è accolti sulla sinistra dall’austera pietra di San Clemente a Vomano.

Esterno e interno

Si pensa che la prima costruzione della chiesa risalga al IX secolo, per volontà della regina Ermengarda; ma di questo antico monumento resta probabilmente qualche traccia solo nel muro sul retro. L’aspetto attuale di San Clemente è dovuto invece ai lavori dei primissimi anni del 1100, quando venne costruita una nuova chiesa a tre navate terminanti in altrettante absidi, e uno spazio per l’altare, detto presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al pavimento. Gli archi che reggono il soffito, fatto di travi di legno, poggiano ora su colonne ora su pilastri, e i capitelli sono abbastanza vari come forme.

Interno
La chiesa è stata oggetto di ampi restauri negli ultimi decenni del Novecento e i lavori, tra gli altri, hanno rimosso due contrafforti di sostegno della facciata. Di recente si sono aperte crepe nelle colonne e negli archi all’interno, portando anche alla chiusura al pubblico per un lungo periodo; sembra che questi movimenti siano da mettere in relazione proprio con i restauri che potrebbero aver compromesso la stabilità stessa della facciata. Al centro di essa spicca l’originario portale, decorato da splendidi bassorilievi con tralci di acanto inframmezzati da fiori a stella, che richiamano semplificandoli i motivi di San Liberatore a Majella, da considerare la scuola artistica di riferimento di molte abbazie benedettine abruzzesi. Sulla sinistra una lastra di pietra incisa reca la data del 1108, anno della sua realizzazione, e il nome del maestro scalpellino: tal Guiscardo.

Ciborio

Ma l’opera d’arte che da sola vale la visita a San Clemente è senz’altro il magnifico ciborio (una sorta di baldacchino) che trionfa al centro della navata maggiore, proprio sopra l’altare. Li studiosi lo ritengono l’esempio abruzzese più antico di questo particolare arredo delle chiese medievali. L’opera è firmata dallo scultore Roberto, che lo realizzò con il padre Ruggiero; sulla scritta incisa sotto il fascione si legge infatti:
+ pluribus expertus fut ic cum patre robertus Ruggiero duras reddentes arte figuras
Si pensa che entrambi i maestri gravitassero nell’orbita di Guiscardo, l’autore del portale del 1108, ma forse il padre Ruggiero era ormai anziano e si prestò solo come collaboratore del figlio Roberto, che si proclama come l’esecutore principale del ciborio. Il nome di quest’ultimo ritornerà più tardi, alla data certa del 1150, nella chiesa di Santa Maria in valle Porclaneta vicino Rosciolo, dove realizzerà addirittura l’ambone e il ciborio, ma stavolta in un lavoro a quattro mani con un’altro maestro: Nicodemo.

Ciborio
Avvicinandosi a questo capolavoro esso svela al visitatore le sue meraviglie fatte di intarsi e figure. Per gli appassionati di architettura vale la pena spiegarne brevemente la struttura: il ciborio poggia su quattro colonne, e i loro capitelli reggono le facciate laterali, ognuna con due arcate raccordate al centro da altrettante testine di animali (e oggi poggiate su una sbarra di metallo inserita dopo il restauro per consolidare il tutto). Al di sopra ci sono due elementi ottagonali, uno più piccolo dell’altro, e ancora sopra una piramide ottagonale che termina in un fiore che recava il simbolo dell’Agnus Dei, l’agnello di Dio.

Dettaglio della decorazione a stucco del ciborio
Ma questa descrizione si capisce molto più facilmente ammirando dal vivo l’opera. Le facciate e i capitelli, tutti realizzati in pietra rivestita di stucco, e non semplicemente scolpita come potrebbe sembrare, sono meravigliosamente decorati con intrecci, animali fantastici, figure di uomini dalle curiose posizioni. Al di sotto del ciborio si trova l’altare, formato da quattro lastre di pietra anch’esse finemente lavorate. Sulla destra, in una teca di vetro blindato, è esposta la statua di San Clemente Papa, scolpita verso la metà del Trecento. Belle infine le pitture, con affreschi di varie epoche.

Galleria fotografica

Tutte le immagini di San Clemente a Vomano

Nei dintorni

Se si è curiosi sulle chiese medievali della Valle Siciliana si può tornare indietro per ammirare la vicina Santa Maria di Propezzano, oppure proseguire verso monte a Santa Maria di Ronzano, sotto Castel Castagna, e poi a San Giovanni al Mavone (detta anche ad Insulam), alle porte di Isola del Gran Sasso.

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