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Eremo di San Bartolomeo in Legio, il rifugio scavato nella roccia

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Lassù, scavato tra le ruvide montagne ed i paesaggi più suggestivi dell’Abruzzo, appartato e solitario, a circa 700 metri d’altezza, è possibile scorgere l’Eremo di San Bartolomeno in Legio, senza alcun dubbio, uno degli Eremi Celestiniani più sensazionali della regione.

Dove si trova l’Eremo di San Bartolomeo

Siamo nel borgo di Roccamorice, in provincia di Pescara, nel cuore del Parco della Majella e del Parco del Morrone. Più precisamente, l’eremo di San Bartolomeo in legio si trova sulla parete rocciosa del Vallone dello Spirito, dove scorre anche il torrente Capo La Vena. Questo è un luogo fatto di pace e di assoluto silenzio, un silenzio interrotto se non dai dolci suoni della natura e scandito dai passi lenti e discreti dei tanti visitatori, che ogni anno si avventurano sullo sperone roccioso di San Bartolomeno per ammirarlo e raccogliersi in meditazione.

L’Eremo di San Bartolomeo, luogo dedito alla preghiera ed alla meditazione, in realtà fu costruito o meglio scavato, allo scopo di accogliere gruppi di monaci eremiti in cerca di un rifugio. Gli eremi in origine, avevano dunque una funzione prettamente difensiva.

Cerchiamo allora, di saperne un pochino di più circa la sua storia.

La storia dell’Eremo di San Bartolomeo

Si pensa, che l’eremo di San Bartolomeo, già nel VI secolo, fosse abitato, da monaci eremiti fuggiti dalla Sicilia per sottrarsi all’invasione araba dell’isola. I monaci trovarono così un rifugio sicuro in Abruzzo proprio sulla Majella.

Sempre intorno allo stesso periodo fu aggiunta anche una cappella dedicata proprio al Santo protettore di Bartolomeo. Il culto di San Bartolomeo è attribuito proprio agli eremiti in fuga dalla Sicilia.

Successivamente, nel 1250 ca., Pietro dal Morrone, questo il suo nome prima che diventasse Papa Celestino V, decise di occuparsi del restauro dell’eremo, dove decise poi di stabilirsi per ben due anni, dopo aver fatto ritorno nel 1274 da Lione per ottenere da papa Gregorio X il riconoscimento della sua Congregazione dei celestini.

Pietro da Morrone dopo due lunghi anni vissuti in totale pace e tranquillità, fu costretto ad abbandonare il suo tanto caro eremo, a causa di un andirivieni di pellegrini diventato sempre più frequente, attirati per via della sua crescente fama.

Il futuro papa Celestino, decise così di raccogliersi in preghiera in un luogo più discreto. Così dall’Eremo di San Bartolomeno di trasferì nell’Eremo di San Giovanni.

Ad ogni modo l’originaria struttura dell’eremo, è giunta ai giorni nostri, sia nelle dimensioni che nell’aspetto, esattamente come dopo l’intervento di Marrone.

Ancora intatto è l’oratorio dell’eremo, quasi interamente incastonato nella roccia della montagna. Entrando, sulla porta è possibile notare l’ affresco del Cristo e della Vergine Maria. Non solo, oltre all’oratorio vi è un altare cinquecentesco con una nicchia contenente la statua lignea ottocentesca di San Bartolomeo, che i devoti della zona sono soliti chiamare “Lu Sandarell”, ovvero “Il piccolo santo”, proprio per le dimensioni alquanto modeste della statua.

Ogni 25 di agosto,gli abitanti di Roccamorice, per celebrare San Bartolomeo, portano in processione dall’eremo fino alla chiesa del paese, la statua del Santo.

Alcune curiosità dell’Eremo di San Bartolomeo

Come ogni luogo sacro ed un po’ schivo che si rispetti, anche attorno all’Eremo di San Bartolomeo in Legio aleggia una leggenda davvero particolare. Come già fatto presente, sulla parete rocciosa del Vallone dello Spirito, scorre il torrente Capo La Vena, vicino al quale a sua volta vi è la “Sorgente del Catenaccio”, detta anche la sorgente di San Bartolomeo. Il nome della sorgente evoca il serramento in ferro di una porta. Si racconta che un eremita che si trovava sul luogo, a causa del caldo torrido, ormai stanco e disidratato, preso dalla disperazione, prese il chiavistello del portone dell’eremo e lo scaraventò. Il chiavistello a contatto con la roccia rimase impresso su di essa. Ecco che improvvisamente iniziò a scorrere un filo d’acqua purissima e fresca, che scorre ancora oggi.

Come raggiungere l’Eremo di San Bartolomeo

Per raggiungere l’Eremo di San Bartolomeo, dovrete sicuramente armarvi di fiato ed una bella bottiglia d’acqua, soprattutto se decidete di visitare l’eremo in estate. Senza alcun dubbio raggiungere l’Eremo richiede un certo impegno, ma il gioco vale la candela. Una volta raggiunto, oltre a godere di una vista spettacolare sulla vallata, verrete pervasi da un senso di pace e serenità unica.

Non solo, è un cammino da affrontare a più stretto contatto con la natura incontaminata e selvaggia, un cammino lungo il quale incontrerete inoltre, antiche capanne fatte di pietre, muretti e grandi alberi secolari.

Ad ogni modo, per raggiungere l’eremo di San Bartolomeo potrete scegliere tra due sentieri:

  • Il sentiero che parte dalla piana della Valle Giumentina
  • Il sentiero che parte dal bivio lungo la strada che da Roccamorice sale da verso la Maielletta.

Si tratta in entrambi i casi di percorsi piuttosto semplici, da poter percorrere in circa 40 minuti assieme a tutta la famiglia e assieme anche ai più piccoli. Unica raccomandazione, non dimenticate di indossare scarpe chiuse e comode ed un bel cappello.

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