In Abruzzo c’è una chiesa che ha molte ragioni per far viaggiare la fantasia oltre a averne altrettante per meritare una visita legata alla storia e all’arte: San Pietro ad Oratorium.
San Pietro ad Oratorium
Il medioevo è un epoca ricca di suggestioni, che richiama alla mente leggende e storie di eroi, misteri e magie.
Ed ogni luogo legato a quel periodo scatena nella fantasia del visitatore questi richiami.

L’esterno di San Pietro ad Oratorium
La chiesa di San Pietro ad Oratorium si trova ai piedi di Capestrano, lungo la statale che da Bussi sale verso Navelli e poi all’Aquila.
Essendo però immersa in un boschetto lungo il fiume Tirino, non si nota dalla strada principale e bisogna seguire le indicazioni tra gli alberi.
Schiere di viaggiatori e storici sono state affascinate dalla suggestiva posizione della chiesa, e tutte le guide ne parlano ampiamente come parte integrante della visita.
L’esterno, arrivando dal retro, è molto semplice, con le tre absidi semicircolari di pietra spoglia.
Viene subito da chiedersi a quale remota epoca medievale è possibile far risalire questo capolavoro dell’architettura romanica.
Basta girarle intorno per arrivare davanti alla facciata ed ecco l’indicazione: la sua millenaria storia si trova tutta concentrata in una sola frase, che campeggia scolpita sull’architrave del portale:
a rege desiderio fundata anno milleno centeno renovata.
Ovvero: “fondata dal re Desiderio, rinnovata nell’anno 1100”.
Insomma siamo di fronte ad una chiesa fondata addirittura dall’ultimo re longobardo, Desiderio appunto, e che ben quattro secoli dopo assunse le forme romaniche che ammiriamo ancora oggi.
A farsi però qualche conto con la storia, da acuti osservatori, si scopre una cosa molto interessante.
Desiderio fu infatti re nel 756, ma a quella data la chiesa di San Pietro esisteva già almeno da quattro anni.
Questo si sa per certo in quanto gli antichi documenti della Cronica Vulturnense nel 752 confermano il possesso della chiesa ai monaci benedettini di San Vincenzo al Volturno.
Insomma San Pietro è ben più antica di quanto dichiari l‘iscrizione ed è difficile capire cosa intendessero i monaci restauratori del 1100 con a rege desiderio fundata: forse il fatto che Desiderio aveva assunto la protezione del monastero?
Forse deliberatamente bararono con la storia, per conferire maggiore prestigio alla propria chiesa? O più semplicemente avevano un’informazione sbagliata?
Quadrato magico

Ma gli enigmi non finiscono qui. Sempre sulla facciata un blocco di pietra reca incisa una strana scritta composta di cinque parole sovrapposte:
rotas opera tenet arepo sator
Prima di chiederci cosa riveli questo arcano latino, si nota che la stessa frase può essere letta in tutti i sensi: da sinistra e da destra, dall’alto e dal basso.
Il quadrato fu inserito durante i lavori del 1100 e rappresenta sicuramente un simbolo magico della mistica medievale, ma molti studiosi non credono sia un’unica frase di cinque parole.
Preferiscono intendere la seconda parte (arepo sator) come la lettura alla rovescio della prima ed interpretando pertanto la ripetizione: sator opera tenet – tenet opera sator, ovvero
“il Creatore ricorda le opere” – “tiene a mente il tuo operato”.
Peraltro, con le lettere suddivise da una immaginaria croce greca centrale si ottengono due volte le parole pater noster.
Sempre sulla facciata si notano iscrizioni di epoca romana, a testimonianza dell’abitudine comune di riutilizzare blocchi di pietra più antichi trovati nelle vicinanze.
Ci sono inoltre, anche dei bassorilievi dell’antica chiesa longobarda, che si riconoscono per gli intrecci di vimini, cerchi e rombi.
Ai lati del portale due bassorilievi raffigurano San Vincenzo e il profeta Davide; un’altra figura maschile con una corona potrebbe essere proprio re Desiderio.
Interno

L’interno, composto da tre navate che finiscono nelle tre absidi con al centro il prezioso ciborio del Duecento, è affascinante per la pulizia e la semplicità della sua pietra liscia.
Molto suggestive le grandi pitture che si affacciano dalla parete dell’abside centrale.
Al centro imponente c’è il Cristo che, seduto sul trono e con gesto benedicente, mostra la scritta ego sum primus et ultimus, circondato dai simboli dei quattro Evangelisti
- leone di San Marco
- bue di San Luca
- aquila di San Giovanni
- angelo di San Matteo
e da due figure dette dagli storici dell’arte di tetramorfo (ossia che assommano i simboli evangelici).
Tutt’intorno ci sono le figure bibliche dei ventiquattro vegliardi dell’Apocalisse. Dentro l’abside, in basso sono raffigurati alcuni Santi benedettini mentre la parte superiore è purtroppo andata perduta.
L’affresco risale al XII secolo ed è molto particolare perché, come ben si nota, è dipinto con un solo colore rosso ocra.
Galleria fotografica
Tutte le più belle immagini della Chiesa di San Pietro ad Oratorium realizzate dal fotografo Giovanni Albani Lattanzi.
Nei dintorni
Ripresa la strada principale si sale a Capestrano, dominata dal grande castello e universalmente nota per aver dato i natali a due personaggi molto importanti.
Il primo è Nevio Pompuledio, principe e guerriero italico qui vissuto 2500 anni fa e del quale resta oggi una maestosa statua esposta nel Museo Archeologico di Chieti. Divenuta ormai simbolo dell’Abruzzo, anche per via del suo cappellone, tutti la conoscono come il Guerriero di Capestrano.
Il secondo è San Giovanni da Capestrano, un energico e combattivo frate francescano che dedicò la sua vita alla lotta contro le eresie e guidò la liberazione di Belgrado dai Turchi nel 1456.
Nel convento francescano a lui dedicato, che si trova poco fuori dal paese, si conservano tutti i suoi oggetti personali e la sua Bibbia con la firma.
Da quello che so io solo contattatndo un custode, però le conviene chiamare in comune prima
Salve, che voi sappiate la chiesa è aperta al pubblico?
per Alessandra Gasbarro. Sono innamorata degli Abruzzi dove ho fatto 5 viaggi meticolosi in 5 anni, ma non dite che la Toscana mette sonno e noia. Io sono marchigiana
<ho appena scoperto la Chiesa di cui sopra pur essendo passata una infinita' di volte da Capestrano per andara e Roma. Il bus faceva quella strada molto prima della costruzione dell'autostrada e poi la si prendeva da L'Aquila. E poi parlano della Toscana. Naturalmente senza togliere miente a quella Regione, noi non siamo da meno ed tutto da scoprire. Ancora oggi. Forse l'asperita' delle nostra montagne impedisce una buona e piu' facile visita dei nostri luoghi, rispetto alle colline della Toscana. A me che sono abruzzese, la Toscana mette sonno e noia, tolte naturalmente le opera d'arte note in tutto il mondo ma, ripeto, ma, se si scoprissero davvero tutte le NOSTRE di opere d'arte e persino mooolto piu' antiche visitatori di ogni Paese attraverserebbero a piedi i nostri monti. Ma forse ci porterebbero anche cartacce. Gli stranieri (forse di originbe abruzzese) che qui sono venuti, hanno acquistato nostre antiche mura, restaurate e…sono rimasti. Molto onore. Purtroppo non sono nelle condizion di fare offerte (e me ne dolgo tantissimo) come vorrebbe la scrivente precedente ma posso operarni per divulgare opere del nostro Abruzzo quando mi reco all'estero e per lavoro e per rivedere la prole.
Grazie della ospitalita'
Recentemente ho visitato l ‘ Abruzzo… Sono di orsogna e vivo negli stai uniti… un mio amico di tanti anni mi ha parlato di questa risorsa che abbiamo….. Come mi e stato detto forse non sfruttata… Ma in piu mi e stato detto che questa pietra quadrata di inestimabile valore e n continuazione esposta a vento, acqua e forse neve… Allora se mi e permesso vorrei fare una raccolta dal mio ristorante e comprare una nicchia di vetro o quel che sia per proteggere questo patrimonio …. Vorrei sapere se c’e qualcuno che mi possa date risposta e consiglio cosa fare e come fare…..sinceramente marco in figlio d’Abruzzo
Per Tommaso. Sinceramnte mi sembra una ipotesi azzardata e priva di fondamento. Le tracce sono dovuto a eventi meno curiosi e più recenti, come candele….
Anni fa ho visitato con la mia famiglia la chiesa, che mi è stata aperta da Antonio Corsi (se ben ricordo il suo nome), cioè dallo scopritore del Guerriero di Capestrano. Tra le altre cose interessanti che ci raccontò, ci disse che l’altare era stato usato come pietra sacrificale nel preesistente tempio pagano; a riprova ci mostrò tracce di bruciature sul piano dell’altare. E’ attendibile questa particolare notizia, che mi sembra comunque verosimile?
Grazie per una eventuale risposta.