Bolognano (Pe). Grotta dei Piccioni

Un viaggio dal Neolitico ai giorni nostri nella “Grotta dei Piccioni” di Bolognano.

In più occasioni è stato evidenziato un aspetto importante attinente all’Abruzzo, infatti quella che potrebbe sembrare una “giovane” regione, in realtà ha dimostrato di essere più attempata di quanto possa sembrare. Forme di vita se ne hanno già dall’età del Paleolitico che ha avuto diverse evoluzioni dovute soprattutto all’adattamento che il cosiddetto “Homo erectus” ha dovuto cercare di portare avanti a causa dei cambiamenti climatici che hanno modificato anche le sue condizioni vitali in un territorio che sicuramente gli appariva ostile;il tutto ovviamente nel corso dei tre stadi che hanno caratterizzato questa era che comunque appare difficile da sintetizzare vista la tenace stratificazione di epoche che si sono susseguite una dopo l’altra, dunque gli studiosi molto spesso si trovano a sbrigliare una fitta rete di elementi intrecciati tra di loro e che si riferiscono ad epoche diverse.
Durante il Mesolitico il clima tende a farsi più vicino al temperato e dunque alternandosi a fasi di aridità, costringe l’uomo a trovare una certa stabilità, infatti risalgono a questo periodo i primi veri insediamenti e in particolare le “case” più sicure divennero le grotte, non è un caso se anche gli archeologi hanno cercato di convincere di questo fatto l’uomo moderno mostrando vari ritrovamenti che affascinano soprattutto perché facenti parte di un mondo molto lontano dal nostro, fatto di usi che addirittura ci sembrano quasi impossibili da concepire . Questa è l’era in cui l’uomo comincia a capire anche l’importanza della sussistenza che in particolare viene concepita nel campo dell’agricoltura e dell’allevamento.
Il terzo periodo è quello del Neolitico , il cui nome “neo-litico” deriva da quel nuovo modo di lavorare la pietra, infatti essa veniva lavorata anche nelle epoche precedenti però adesso, in questa nuova era acquisisce un’importanza capitale che addirittura va a dare il nome all’epoca. È un periodo che potrebbe essere definito vecchio di all’incirca 6500anni ed è caratterizzato dall’uso sempre più accurato e ragionato della pietra , infatti le armi per esempio si fanno più consistenti, gli utensili sempre più accurati e ben definiti. È questo il momento in cui l’uomo inizia a capire l’importanza di avere una propria identità e di stabilirsi in una zona in cui dedicarsi ad un’economia di tipo “famigliare”, infatti per esempio in questo momento la caccia viene soppiantata dall’allevamento, o “il genio” umano si dedica ad invenzioni che cambieranno globalmente la vita dell’uomo come i mezzi agricoli, la ruota, la ceramica. Anche le abitazioni vengono costruite per lo più in zone in cui ci siano corsi d’acqua, infatti si capisce in questo momento l’importanza dei mezzi di comunicazione , per questo motivo viene sfruttata al meglio l’acqua , dunque laghi , mari, fiumi, diventano veri e propri mezzi di trasporto e spunto per nuovi nuclei insediativi visto che le zone del fondo valle sono ancora poche adatte per essere abitate.
Molti sono gli articoli rinvenuti in questo periodo: frecce, corni, ossa, ma non solo infatti sono state rinvenute anche vere e proprie capanne, oltre che ceramiche dipinte che denotano una vera e propria evoluzione di questo “uomo della Majella” che inizia davvero a fare i conti con la quotidianità. Ovviamente le epoche successive sono le più fortunate essendo quelle in cui si va ad amplificare l’utilizzo di specifici materiali: seguiranno l’ “età del rame” , dove gli uomini si fanno più esperti in ambito “commerciale”e nel praticare la pastorizia ed infatti introducono veri e propri strumenti in rame; l’ “età del bronzo”, il fantastico periodo in cui l’uomo riesce finalmente a produrre ed a lavorare il bronzo e dunque in questo periodo vengono forgiate soprattutto le armi ma anche semplici oggetti ornamentali e per l’ornamento della persona; l’ “età del ferro”, tanto desiderata dall’uomo perché proprio in questo momento riesce a dare un maggiore senso alla sua capacità ed alla sua voglia di andare avanti perfezionandosi sempre di più, infatti in questa età la sua tenacia viene premiata grazie soprattutto all’utilizzo del ferro di cui sono molto numerosi i ritrovamenti soprattutto in ambito funebre infatti nelle tombe sono stati ritrovati molti manufatti che testimoniano l’utilizzo di questo materiale, la maggior parte di questi reperti è oggi conservata al Museo Archeologico di Chieti.
Grande prova dell’evoluzione che si è avuta durante il Neolitico è sicuramente la “Grotta dei Piccioni” che si trova nel borgo di Bolognano, il quale è circondato da uno spettacolare scenario sottolineato dall’incantevole cornice fornita dalla Valle dell’Orta, dove a dire il vero le testimonianze archeologiche sono diverse . Bolognano fu costruita su un antico insediamento italico dai monaci della vicina Casauria e presenta un borgo fortificato con una serie di case antiche appoggiate intorno al Castello Tabassi ed alla Cappella del Santissimo Crocifisso.
Non lontana dal borgo c’è la celeberrima ormai “Grotta dei Piccioni”che è un vero e proprio luogo di culto, probabilmente santuario di cui viene detta anche l’età che si aggirerebbe intorno ai 4000 anni e che ha rivelato la custodia di oggetti di culto e non che vanno dal periodo del Neolitico all’Alto Medioevo; ma la cosa che più di tutte ha colpito addentrandocisi meglio nella grotta è stato l’aver trovato un monumento funerario costituito da undici circoli concentrici addirittura disegnati a terra attraverso delle pietre lavorate ed ancora più internamente sono stati ritrovati resti umani che fanno ipotizzare che la grotta veniva utilizzata anche per sacrifici rituali che potessero propiziare l’agricoltura o che potessero in generale essere legati al culto della terra e della vegetazione.
Sicuramente questa grotta è stata molto importante per l’Abruzzo soprattutto per mettere insieme i pezzi di quel puzzle che l’avrebbero aiutato a ricostruire la storia del suo territorio . Essa è situata sulla riva sinistra del fiume Orta, nei pressi delle splendide gole di questo fiume, ed è ricavata all’interno di una parete rocciosa, in un sito che storicamente è stato definito molto importante già dal 1957, periodo in cui non soltanto è stata scoperta ma anche studiata nei suoi vari aspetti scientifici.
La Grotta, sebbene non emerga con evidenza dall’esterno, è divisa in due ambienti che si sono di dimensioni molto vaste e che sono stati quasi due sale di un piccolo museo scavato nella roccia in quanto sono stati proprio questi ambienti a conservare tutti quegli strati archeologici che si sono arricchiti durante le varie ere e che si fanno risalire al V millennio a.C. per poi proseguire fino all’XI secolo a.C.; si può dunque dire che è un sito che ha subito le diverse farsi dello sviluppo dell’uomo insieme all’uomo stesso. Internamente la Grotta ha una particolare estensione ed allo stesso tempo sembra essere stata così organizzata proprio perché potesse essere utilizzata al meglio anche i materiali utilizzati sembrano essere stati studiati per dare più compattezza alla struttura che già per la sua posizione che la rende poco evidente al pubblico è indice di un significato , infatti probabilmente i rituali non dovevano avvenire platealmente.
Entrando nella Grotta ci si rende conto degli accorgimenti che sono stati presi : verso la parete di fondo infatti è stata recuperata una superficie opportunamente collocata in questo punto, resa pianeggiante da un levigato strato di pietre, il quale strato crea quasi una sorta di pavimento che invece parzialmente è occupato da un battuto di ceneri e terriccio sul quale erano collocati gli undici circoli, disegnati con delle pietre disposti su questo strato di cui si parlava in precedenza; le pietre sono di diversa grandezza ed alcuni di questi circoli conservano ancora tracce di bitume internamente ed in particolare questa rimanenza ha fatto supporre che questo punto fosse stato utilizzato per rituali durante però il neolitico, non in tempi successivi.
Altro fattore assolutamente rilevante è anche l’introduzione, da parte delle genti del neolitico, della cultura della ceramica che a giudicare dai numerosi ritrovamenti doveva essere una cultura molto diffusa ed utilizzata , ed in particolare si parla di “ceramica impressa”, chiamata cosi perché è riconoscibile a partire dal tipo di decorazione impressa direttamente sulla superficie cruda dell’argilla con degli strumenti che generalmente sono appuntiti taglienti in modo da facilitare il taglio sul materiale, e questo tipo di ceramica è presente nella grotta a partire dal 4500 a.C., questo significa che da questo momento in poi fu altamente frequentata e probabilmente rappresentò anche un ricovero temporaneo o una dimora occasionale per molti, inoltre ciò può essere attestato anche dal fatto che erano evidenti al momento del ritrovamento anche tracce di focolari che probabilmente venivano utilizzati per riscaldamenti di fortuna . ma di sicuro il massimo della presenza di oggetti e reperti sono attestabili durante l’Età del Bronzo e questa testimonia il fatto che la Grotta era diventato un vero e proprio insediamento stagionale ; e non è l’unica grotta a dare prova di quest’uso che facevano delle cavità montane all’epoca: ci sono molte alte grotte diffuse nello stesso Abruzzo testimoniano la stessa condizione.
Nei pressi sempre della Grotta sono molto evidenti anche buchi a terra che secondo una dettagliata ricostruzione servivano per innestare pali che sorreggevano delle vere e proprie capanne costruite “in loco”, infatti a dare maggiore prova di ciò sono stati rinvenuti anche molti pezzi d’intonaco di capanne di tipologia diversa, come se ci fosse una vera e propria “comunità”a condividere questo sito , e questa società “primitiva” di sicuro si prendeva cura dell’aspetto economico come poteva , a garantire questo aspetto ci sono anche i diversi frammenti di attrezzi e ceramiche ritrovati nei pressi delle loro “primordiali case”.

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