Castel Manfrino

Benvenuti nella nostra guida alla visita del celebre Castel Manfrino, antica fortezza diroccata tra i Monti Gemelli.
Lungo la strada che da Teramo conduce ad Ascoli, mentre sulla destra domina la fortezza di Civitella del Tronto, sulla sinistra si apre la valle che separa la montagna dei Fiori da quella di Campli.

Nel mezzo scorre lento il Salinello, qui ancora poco più che un torrentello, e nel cuore della valle, oltre l’angusta ed emozionante gola, su uno sperone roccioso impervio si trovano i resti di quello che fu un’antica fortezza, ricca di storia e avvolta da emozionanti leggende: Castel Manfrino.

Castel Manfrino

La sua costruzione è attribuita al re svevo Manfredi, nobile condottiero e fiero avversario del francese Carlo d’ Angiò, che sembra lo fece costruire al confine settentrionale del regno a difesa dalle incursioni ascolane.

Alla sua sconfitta il castello passò sotto il dominio dei nemici angioini.

Le mura costruite dagli svevi non avevano bastioni, tranne che all’ingresso. Nella parte opposta del recinto si ergeva l’imponente torrione quadrato, residenza del castello.

Castel Manfrino

In un documento del 1277 viene citata la presenza stabile a Castel Manfrino di un cappellano, per cui si può immaginare che vi fosse una piccola cappella.

Nel 1281 Carlo D’Angiò volle la costruzione di una nuova massiccia torre, con base quadrata, che si è conservato fino ai nostri giorni per un buon tratto, tant’è che spicca tra i rovi per quasi 12 metri di altezza.

La forma del castello ricorda i recinti fortificati dell’aquilano, come quelli di:

San Pio delle CamereFossaRoccacasale.

La tradizione popolare e re Manfredi

La tradizione popolare vuole che nei pressi del castello sia stato sepolto Manfredi e che addirittura da qualche parte nella valle ci sia il suo tesoro. Per certi versi la storia rafforza queste tesi.

Era infatti l’alba del 26 febbraio 1266 quando nelle campagne di Benevento, durante una feroce battaglia, Manfredi cadde sul campo.

La tradizione vuole che, dopo la battaglia, il re fu sepolto con gli altri caduti nei pressi del ponte di Benevento, in territorio della Chiesa. Ma Papa Clemente ordinò di riesumarne i resti e disperderli al vento oltre i confini del regno.

Castel Manfrino, dettaglio

Portarono le ossa di Manfredi in una remota landa di confine e qui le gettarono oltre le rive del fiume Verde. Questo è narrato da Dante Alighieri, nel canto I del Purgatorio, e da Boccaccio nel suo De Fluminibus.

Difficile dire se tutto ciò sia vero, ma resta il fatto che due illustri uomini di cultura dell’epoca narrarono questo episodio.

Manfredi e l’Abruzzo

Cosa c’entri poi Manfredi con l’Abruzzo è presto detto.

Fu lo storico teramano Nicola Palma a fare per primo cenno alla possibilità che le spoglie del re svevo riposassero in terra abruzzese.

Basandosi su antiche cronache, scrisse infatti che:

“Il Fiume Verde che divide l’Aprutium dal Piceno, e sfocia nel Tronto, e’ degno di essere ricordato perche’ sulla sua riva picena, per ordine di Papa Clemente furono gettate senza alcun funebre ufficio le ossa di Manfredi re di Sicilia, che erano state disseppellite lungo il Calore, fiume di Benevento dal Vescovo di Cosenza, essendo egli morto scomunicato”.

Il percorso di visita a Castel Manfrino

Anche se non si cerca il tesoro di Manfredi, il castello merita però una visita, sopratutto per la bellezza del luogo in cui si trova.

Per raggiungerlo si può scegliere la via avventurosa usata dagli antichi, salendo cioè dalle gole del Salinello. Si tratta di un sentiero facile ma abbastanza faticoso, che richiede oltre tre ore si marcia.

Castel Manfrino, settembre 2009

Oppure si può andare in auto fin nelle sue vicinanze e proseguire poi a piedi con una facile passeggiata di circa 20 minuti.

In auto si imbocca la statale che da Teramo porta ad Ascoli. Poco dopo la frazione di Campovalano, giunti ad un ampio bivio che si apre sulla sinistra, si svolta verso Macchia da Sole.

La strada tortuosa supera alcune frazioni, diventa poi rettilinea e corre per un ampio tratto lungo la parete rocciosa. In basso sulla destra si vedono:

CivitellaCampli Campovalano.

D’improvviso la strada si immette nella valle che si vedrà aprirsi sulla destra in tutto il suo impressionante abisso.

Man mano ci si addentra correndo lungo il bordo superiore della valle e dopo alcune brevi gallerie si inizia a scorgere un picco roccioso: con i resti del castello.

Nel paese di Macchia da Sole, accanto alla prima chiesina sulla destra trovate la stradina da imboccare. Asfaltata all’inizio, poi bianca ma facilmente percorribile. Superate il campo di calcio e al termine di una salita, all’esterno di un secco tornante, vedrete l’inizio del sentiero.

Si lascia l’auto e si segue a piedi il percorso, prima verso il roccione che si trova davanti e si oltrepassa sulla destra, poi fino al castello.

Dovete prestare massima attenzione al terreno e soprattutto alle pietre. Se sono bagnate è facile scivolare.

Si entra quindi nella minuscola piazza d’ armi del castello, del quale si conservano solo ampi tratti delle mura e delle strutture difensive esterne.

Castel Manfrino (Te). Foto di notte con le stelle.

Parte di quel si vede è stato ricostruito di recente ed è ancora oggetto di lavori, ma il panorama è incantevole.

Da vedere poi nei dintorni

Dopo la visita al castello, si può proseguire lungo la strada bianca che sale nella valle tra verdi prati.

Giunti al bivio in cima al valico si può scegliere se parcheggiare e incamminarsi a sinistra per raggiungere Settecerri. Un remoto borgo abbandonato anni fa e ora ristrutturato, che dista un oretta di marcia su una piccola strada bianca, panoramica e facile.

Altrimenti si scende verso San Vito proseguendo in auto oltre il valico su una sterrata ampia e percorribile con qualche attenzione.

Sulla destra si trova invece un lungo e panoramico sentiero che porta lungo il fianco della montagna fino ai ricoveri usati dai pastori. Una splendida passeggiata nella natura che richiede un paio d’ore.

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