Collarmele (Aq). Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Santa Maria delle Grazie e la sua facciata in maiolica

Ci sono meraviglie artistiche in Abruzzo che hanno il difetto di essere così appariscenti ed abbaglianti al primo sguardo che spesso se ne coglie l’aspetto d’insieme senza scendere poi nei particolari. Ed è un errore perché essi svelano piccole storie davvero affascinanti. È il caso della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Collarmele e della sua abbagliante facciata in maiolica.
Collarmele si raggiunge facilmente dall’autostrada A25 Pescara- Roma uscendo al casello di Celano e seguendo poi per qualche km la vecchia strada Valeria, di origine romana, in direzione opposta ad Avezzano. Il borgo è noto ovunque per via della sua centrale eolica le cui gigantesche torri con le pale si vedono a distanza di chilometri. Si è trattato di un intervento assai discusso, perchè se da un lato è positivo poiché sfrutta di fonti rinnovabili ed ecologiche per la produzione di energie elettrica, dall’altro ha un enorme impatto ambientale in termini visivi e trasforma radicalmente il paesaggio punteggiandolo di gigantesche strutture. Ma il motivo per cui vale la pena di andare a Collarmele è un altro.

Esterno e facciata

La meraviglia di questo piccolo borgo marsicano è data dalla singolarità del santuario di Santa Maria delle Grazie, poco fuori dal centro abitato, lungo l’antico percorso del Regio Tratturo. La facciata cinquecentesca della chiesa, nella metà superiore, è infatti completamente rivestita da mattonelle di lucida maiolica colorata, visibili addirittura dall’autostrada. Nei giorni di pieno sole essa risplende infatti come uno specchio e spicca nel verde del paesaggio. Questa caratteristica, che ne impreziosisce non poco l’aspetto, è particolarmente interessante da un punto di vista storico ed artistico perché è testimone dell’importanza della produzione ceramica in Abruzzo durante il Rinascimento. Questo tipo di artigianato è infatti ben più noto per i suoi frutti prodotti nelle epoche successive, soprattutto nei secoli XVII e XVIII. Le formelle di Collarmele, create probabilmente da maestri artigiani di origine senese ed amalfitana, sono circa quattromila ed hanno varie forme: quadrate, rettangolari e triangolari. I motivi raffigurati sono anch’essi molto vari, anche se prevalgono gli elementi floreali e vegetali come la rosa, il giglio e vari tipi di ramoscelli.
Non mancano però gli animali quali l’orso e l’aquila. Questa ricchezza decorativa sfugge ad una visita sommaria poiché l’occhio resta abbagliato dall’insieme. Vale invece la pena osservare le singole mattonelle con attenzione, magari aiutati da un piccolo binocolo. La loro varietà e le decorazioni non sono infatti casuali, ma si ricollegano a precisi simboli araldici. Nell’aquila e nel giglio si leggono gli emblemi della casata degli Aragona. La colonna e la sirena con la doppia coda fanno invece parte dello stemma dei Colonna di Avezzano, i quali furono tra i committenti dell’opera, insieme alla gente del paese di Collarmele. In particolare, le iniziali MC dovrebbero riferirsi al generale della flotta pontificia Marcantonio Colonna, che fu tra i comandanti impegnati nella battaglia di Lepanto del 1571, che vide la flotta cristiana vittoriosa contro i Turchi. L’orso e la rosa sono infine simboli della famiglia Orsini, e va ricordato il loro legame con i Colonna, in quanto Marcantonio Colonna aveva preso in moglie Maria Felice Orsini. Un altro simbolo interessante è costituito dalla mezzaluna, emblema dei Piccolomini: il riferimento storico più preciso è infatti dato da Donna Silvia Piccolomini, moglie di quell’Innigo Piccolomini duca di Amalfi, che fu conte di Celano e feudatario della baronia di Pescina, che comprendeva anche il territorio di Collarmele.

Come si vede le maioliche si trovano solo nella fascia alta della facciata e in quello spazio a forma di triangolo che viene detto tecnicamente timpano. Il tappeto di mattonelle è interrotto da due nicchie, in cui si trovano le statue di San Pietro e San Paolo, e da una finestra tonda. Qualche informazione sulla storia di questa curiosa chiesa la svela uno dei maggiori storici dell’arte abruzzesi, Ignazio Gavini, che scoprì come la chiesa fosse in origine un semplice tabernacolo, con un’immagine della Madonna, per la devozione dei viandanti che attraversavano il passo di Forca Caruso. Venne ampliata una prima volta nel Cinquecento e poi ancora nel Settecento, fino a raggiungere la forma attuale con un interno a navata unica coperta da un tetto di travi in legno.

Interno

Sull’altare maggiore c’è un bel dipinto della Madonna delle Grazie, datato 1570, e sulle due piccole porte laterali che conducono alla sagrestia ci sono lo stemma dei Piccolomini, con la data 1561, e quello della comunità cittadina, con la scritta COLLIS ARMELIS.
Interessanti, oltre all’originale pavimento in cotto, alcuni affreschi del Cinquecento, come una Flagellazione e una Crocifissione che si vedono ai lati dell’altare, una Madonna del Rosario e varie figure di santi tra cui San Nicola di Bari, Sant’Antonio da Padova, San Sebastiano e San Rocco. Sulla parete sinistra è stato rimontato l’altare maggiore della chiesa madre di Santa Felicita, scampato al terremoto del 1915; accanto c’è l’altare in legno dedicato a San Michele Arcangelo.
Collarmele offre poi altri spunti di visita. Le sue origini sono infatti antiche e venne fondata dalle genti italiche con il nome di Cerfennia, dal termine Cerfi, che indicava figure della religione pagana locale. Dell’antico borgo sono sopravvissuti una bella torre medievale cilindrica e i resti della chiesa di Santa Felicita, con un portale datato 1529. Quest’ultima ha una storia molto antica poiché la sua fondazione risale almeno al XI secolo, come testimoniano le Bolle pontificie di Pasquale II che parlano di una Ecclesia Sanctae Felicitatis in Cerfennia. L’interno conserva varie opere di oreficeria di scuola sulmonese del Quattrocento, tra cui un turibolo e una croce processionale. Curiosa infine la storia del monumento in marmo ai Caduti di tutte le Guerre, inaugurato nel 1921: l’opera era inizialmente destinata ad una località umbra, dove fu tuttavia censurata da casa Savoia in quanto ritenuta inneggiante alla Repubblica per via di quell’Italia raffigurata con una torre. 

Galleria fotografica

Tutte le immagini della chiesa di Santa Maria delle Grazie

Nei dintorni 

Nei dintorni si possono andare a visitare Aielli, con la bella torre a dominare il paese, Pescina, con la torre medievale e la casa natale del Cardinale Mazzarino, e Celano con i suoi due musei, quello di “Arte Sacra della Marsica“, allestito nel Castello, e il Musè, in località “Paludi”. Nella piana del Fucino ci sono poi San Benedetto dei Marsi, con i resti della città romana di Marruvium, e Ortucchio con il suo bel castello.

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