Con l’Italia già sicura della finale, è uno dei cosiddetti big five tra i paesi organizzatori, l’Eurovision ha vissuto la sua prima serata di competizione con dieci canzoni promosse
Prime conferme nell’edizione 2024 dell’Eurovision Song Contest che si è aperto a Malmö tra moltissime aspettative, una folta folla di curiosi tenuti a debita distanza dalla Arena di Hyllie, programmi serratissimi e rigidi protocolli di sicurezza per un crescente timori di attentati e di tensioni.
Non è esattamente una edizione come tutte le altre. Spicca il desiderio di festa e di fare baccano. Ma il rumore di fondo di proteste e delle tensioni che hanno animato la vigilia sono ben presenti, per quanto la diretta televisiva di ogni singolo evento abbia sempre cercato di evitare qualsiasi riferimento a questioni politiche.
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Eurovision 2024, tra proteste e voglia di festa
Molta attenzione tra il pubblico, vietate non solo le bandiere palestinesi ma qualsiasi simbolo o effige di carattere politico che potesse causare imbarazzo o discussione. Le immagini di massicci cordoni di polizia, metal detector e posti di blocco sono la cosa che spicca di più di queste prime ore di gara.
Ma c’è stata anche la gara. Alla quale Angelina Mango, che rappresenta il nostro paese con La Noia dopo la splendida affermazione al Festival di Sanremo, non partecipa. La cantante lucana, attesissima, considerata una delle superfavorite per la vittoria finale, ha destato molto clamore con le prove generali, seguitissime e molto apprezzate sia dal pubblico che dalla stampa. Ma la sua unica esibizione sarà quella della serata finale, sabato, cui l’Italia è iscritta di diritto essendo il nostro uno dei paesi fondatori della EBU, il consorzio dell’Eurovisione. Gli altri quattro paesi promossi di diritto sono Francia, Germania, Spagna e Regno Unito cui si aggiunge la Svezia, vincitrice dell’edizione dello scorso anno con Loreen e come vuole il format sede organizzatrice di questa edizione.
La prima semifinale: Australia esclusa
I colpi di scena non sono mancati. Né sull’ipertecnologico palco della Malmö Arena né al termine della rassegna sulla base di risultati non esattamente in linea con quelle che erano le previsioni della vigilia. Tra le decisioni più clamorose da parte delle giurie c’è ad esempio l’eliminazione dell’Australia che si presentava per la prima volta con una band ispirata alle radici aborigene del continente. La band degli Electric Fields è stata sicuramente la più clamorosa eliminazione di questa prima sessione di semifinale.
Il gruppo, composto dalla cantante Zaachariaha Fielding e dal musicista Michael Ross, ha entusiasmato il pubblico con il brano One Milkali – milkali in lingua aborigena significa sangue. Un brano molto gradevole con alcuni elementi in lingua Yankunytjatjara, il dialetto del popolo Anangu. Con loro sul palco a testimoniare il legame tra le radici e l’Australia di oggi i cantanti Brendan Maclean, Alyson Joyce e Simi Vuata e oltre a Fred Leone con il suo didgeridoo, il più tradizionale strumento nativo australiano. Al pubblico dell’Arena è piaciuto. Alle giurie no… Australia a casa.
Le canzoni promosse: Irlanda e Finlandia
Grande festa invece per l’Irlanda che ha piazzato in finale Bambie Thug, 31 anni, cantante che si definisce non binaria e che si è presentata riferendosi a se stessa con un genere neutro, parlando in terza persona. Una figura molto etera che ha spiazzato il pubblico ma la cui Doomsday Blue, in un suggestivo rituale di candele con tanto di trucco da seduta spiritica, ha convinto tutti. Al punto da essere considerata al momento una delle candidate più significative per la vittoria finale.
Promosse anche la serba Teya Dora, la portoghese Iolanda, la slovena Raiven e l’ucraina Alyona Alyona con Jerry Heil.
C’era moltissima curiosità per Windows95man, il deejay e produttore finlandese Teemu Keistari, personaggio già molto popolare nel mondo della musica elettronica, protagonista della prima clamorosa polemica per via del suo nome – un chiaro riferimento al famoso sistema operativo Microsoft di quasi trent’anni fa.
Con il logo distorto per evitare qualsiasi conseguenza legale, una vera e propria imposizione della EBU, il producer finlandese si è presentato sul palco in modo davvero bizzarro in sandali e nude look con un imbarazzante costume a coprire le parti più intime.
qualificato alla finale entusiasmando il paese che lo scorso anno con un altro rapper e dj, il divertentissimo Kaarija, sfiorò la vittoria. Promossi Silvester Belt della Lituania, Silia Kapsis da Cipro, Tali dal Lussemburgo e Baby Lasagna della Croazia.
Gli esclusi dopo il primo ascolto
Le esibizioni previste erano 15. Dieci brani promossi e cinque esclusi: oltre all’Australia guarderanno la finalissima di sabato sera da spettatori i Luna (Polonia), l’islandese Hera Björk – molto sperimentale ma interessate – i Fahree e Natalia Barbu della Moldavia.
Gli ultimi dieci finalisti arriveranno dalla seconda semifinale in programma giovedì sera che prevede le esibizioni di Malta, Albania, Grecia, Svizzera, Repubblica Ceca, Austria, Danimarca, Armenia, Lettonia, San Marino, Georgia, Belgio, Estonia, Israele, Norvegia e Paesi Bassi.
Il format previsto per la finale prevede venticinque esibizioni in tutto: le dieci finaliste promosse da ognuna delle due semifinali e le cinque Big Five.
Le tensioni intorno alla presenza di Israele
La presenza di Israele, considerando il complicatissimo momento internazionale, è motivo di grandissima preoccupazione per gli organizzatori e le autorità svedesi che si apprestano a fronteggiare diverse manifestazioni di protesta molte delle quali non autorizzate.
Molta pressione sugli organizzatori per escludere dalla competizione Eden Golan, la rappresentante di Israele, assente dalla conferenza stampa di presentazione che ha coinvolto tutti gli artisti presenti. La ragazza, 20enne, nata in Israele ma cresciuta in Russia dove la sua famiglia si è trasferita quando aveva solo sei anni, è sembrata piuttosto segnata dalle polemiche che la riguardano.
Eden è stata scelta per l’Eurovision dopo avere vinto il talent show Rising Star dove la sua esibizione di I don’t want to miss a thing eseguita durante la finalissima è diventata virale in tutto il mondo.
Lo scorso anno il suo brano Dopamine ha ottenuto un discreto successo internazionale. A Malmö presenta Hurricane, un buon brano in inglese con numerosi passaggi in lingua ebraica. La canzone era stata scritta e presentata molto tempo fa e inizialmente si intitolava October Rain: la EBU ha chiesto che venisse limata e riproposta per via dei suoi contenuti politici e ne ha accettato la sua versione definitiva quasi all’ultimo istante. Le recenti foto di Golan a Tel Aviv insieme ad alcuni rappresentanti di governo israeliano hanno ulteriormente acuito le polemiche in queste ultime ore.