Fossa (Aq). Chiesa di Santa Maria ad Cryptas

Nella parte mediana della valle dell’Aterno, che da l’Aquila scende verso Stiffe, si trova una miriade di borghi dalla storia millenaria, le cui radici affondano come minimo nel medioevo. Uno di questi è Fossa, un bel paesino ricco di monumenti e antiche case, addossato ad un alta rupe sulla quale svetta il poderoso castello d’Ocre. La zona fu abitata sin dall’epoca degli italici, almeno dal X secolo prima di Cristo, come testimoniano gli scavi che hanno portato alla luce una grande necropoli. Ma la vera sorpresa per gli amanti dell’arte si incontra poco prima di entrare in paese: l’apparentemente austera chiesa di Santa Maria ad Cryptas.
La chiesa
La chiesa è di origine cistercense e venne edificata attorno alla seconda metà del XII secolo; deve il suo curioso nome alla presenza di una piccola cripta, che si apre nel sottosuolo, dove in antico fu allestito un rudimentale altare. In contrasto con l’austera semplicità della struttura architettonica, l’interno offre il più straordinario complesso di pittura medievale abruzzese, realizzato in due fasi, il primo nel tardo Duecento e il secondo nel Trecento, cui vanno aggiunti vari interventi aggiunti tra il XV e il XVI secolo. Fino a qualche anno fa vi era custodita anche la cosiddetta Madonna del latte, una tavola dipinta oggi conservata nel Museo Nazionale dell’Aquila (nella chiesa è rimasta una riproduzione). Datata al 1283 l’opera è di primaria importanza in quanto firmata dall’unico artista noto del Duecento abruzzese, Gentile da Rocca, al quale sono attribuite anche molte scene del ciclo di affreschi più antico di Fossa. I suoi capolavori sviluppano due diversi racconti, uno relativo al Vecchio Testamento concentrato nella Genesi e nel Giudizio Universale, ed uno sulle Storie di Cristo.
Il percorso di visita
La visita inizia idealmente dagli affreschi del Duecento e per la precisione dalla parete destra, dove si trova raffigurato una sorta di Calendario, interessante punto di contatto con gli affreschi della vicina Bominaco. Qui la sua funzione non è però quella di scandire con precisione le festività religiose ma semplicemente un significato allegorico riferito ai lavori dei campi e va considerato piuttosto come un Ciclo dei mesi. Ne resta purtroppo soltanto la parte riguardante gli ultimi sei mesi dell’anno, mentre i primi sei sono stati coperti dagli affreschi successivi. Completano la parete i Tre Patriarchi con le anime e due grandi figure di Santi cavalieri, San Giorgio e San Maurizio.
Il Giudizio Universale si trova sulla parete nella quale si apre la porta di ingresso, detta controfacciata. In basso l’Inferno con i demoni che torturano le anime e San Michele Arcangelo che pesa le anime; nella prima fascia la Resurrezione delle anime è raffigurata con le figure dei Morti che escono dalle proprie tombe; più in alto, San Michele fra gli angeli del Giudizio separa gli Eletti dai Dannati e gli Apostoli. Gli ultimi due personaggi a destra furono aggiunti con cinquecentesco “restauro ante litteram”. La struttura del Giudizio culmina con il Cristo Giudice circondato da angeli musicanti.
Nel presbiterio, il piccolo locale rialzato in fondo alla chiesa, sono raffigurati gli episodi essenziali della Passione di Cristo; l’Ultima cena, l’Arresto, la Flagellazione, la Crocifissione, il Seppellimento. In un piccolo riquadro si trova la famiglia del committente laico della chiesa, tale Morel de Saours, comandante del vicino castello di Ocre.
Gli affreschi del Trecento si trovano invece sulla parete sinistra della chiesa e narrano la vita della Madonna. Si inizia con San Gioacchino tra i pastori e l’Incontro presso la Porta Aurea (i riquadri inferiori sono coperti a loro volta dagli affreschi cinquecenteschi), proseguendo con l’Annunciazione, la Natività e la Dormitio; nella parete di mezzo c’è l’epilogo della vita della Madonna, con le scene della Morte, del Transito, la Deposizione l’Assunzione e l’Incoronazione.
La vitalità artistica di Santa Maria è incessante anche nel secolo successivo, quando vengono realizzati altri affreschi come quello dell’altare ad edicola, al centro della parte sinistra: si tratta di un’Annunciazione datata 1486 e firmata “Sebastiano”, identificato con Sebastiano di Cola da Casentino. Anche nel primo Cinquecento la chiesa si arricchisce di pitture come la decorazione di una cappella sulla sinistra, tra cui spiccano le figure di Santa Caterina d’Alessandria e di San Rocco, e l’episodio della Visitazione. Nella parete destra si trova un grande altare impreziosito dalla tela con la Madonna del Rosario e le storiette dei Misteri, di Giovan Paolo Cardone, datata 1583.
Da vedere nei dintorni
Dopo aver visitato la chiesa si può salire nel cuore del borgo per ammirare la parrocchiale di Santa Maria Assunta, con un pregevole soffitto in legno ed alcune importanti opere d’arte e le belle case del centro storico, alcune delle quali molto antiche e con i portali impreziositi dal famoso monogramma bernardiniano. Esso è una sorta di logo ante litteram creato da San Bernardino da Siena, composto da un sole con gli ampi raggi al centro del quale si trovano le lettere IHS, nelle quali l’acca centrale regge una croce, con il significato di Gesù salvatore dell’uomo. Più in alto tra le case del paese si scorge una grande torre circolare, tutto quel che resta del castello che proteggeva Fossa. Seguendo la strada che sale verso la montagna si raggiungono due importanti monasteri, quello di Santo Spirito d’Ocre, recentemente restaurato, e quello di Sant’Angelo d’Ocre, arroccato su una rupe e abitato da monaci di clausura.
Terremoto
Purtroppo il sisma del 6 aprile 2009 ha gravemente danneggiato Fossa e i suoi monumenti. Santa Maria ad Cryptas ha riportato danni gravissimi ed è chiusa. Medesima situazione per le altre chiese di Fossa e per tutto il centro storico, e il castello. Agibili invece i due monasteri di Santo Spirito e Sant’Angelo d’Ocre. Semidistrutto infine il castello di Ocre, che essendo privato era comunque inibito alla visita già prima del terremoto.

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