Roccascalegna (Ch). Storia del castello

Un “salto” verso il cielo: le meraviglie del castello di Roccascalegna.

Leggendo delle pagine di storia medioevale, sarà capitato molto spesso di leggere l’espressione latina “jus prime noctis”, che letteralmente significa “diritto della prima notte”, che non è altro che la possibilità per un signore feudale di trascorrere la prima notte delle nozze, di un proprio servo della gleba, con la sposa; il fatto che questa pratica non abbia avuto una grande diffusione e che anche le fonti sono assolutamente incerte ha fatto pensare che probabilmente si tratti semplicemente di un mito che addirittura sia stato creato in epoca moderna, ma molti non sono d’accordo con questa triste ipotesi, visto che piace indagare sulla tradizione.

Cosa caratterizza questa pratica in realtà? Essendo il servo della gleba legato al padrone ed alla sua proprietà, per sposarsi aveva bisogna dell’autorizzazione del signore , ed inoltre doveva versare un tributo che doveva essere il più delle volte la sua donna, visto che non poteva permettersi altro.

Non essendo stata accertata la presenza di documenti giuridici che attestino la veridicità di questo rito, non lo si può generalizzare come fosse un vero e proprio fenomeno tipicamente medioevale.

Tra i paesi in cui è stata riscontrata questa leggenda c’è appunto il paese di Roccascalegna ,che oggi attrae moltissimi turisti soprattutto per la bellezza del suo castello che sembra librarsi verso il cielo quasi come fosse un volatile , infatti la sua posizione lo rende ben visibile anche dalla sottostante autostrada e meravigliando anche chi solo è di passaggio.

È probabilmente proprio questa strana posizione del castello a dare anche il nome al paese, infatti “Rocca-scalegna”, deriverebbe da “Rocca –scarenna”,ed il significato di “scarenna” è appunto “dirupo”o anche “burrone”, e nel caso specifico il burrone a cui si fa riferimento potrebbe essere quello ricavato dallo sperone roccioso sul quale poi si erge il castello; il paese poi era un feudo appartenente al conte di Manoppello.

Altri studiosi invece danno altre interpretazioni di questo nome, come è giusto che sia le ricerche generalmente sono portate anche a riflessioni diverse che non devono essere necessariamente ricollegabili ad altre: c’è chi per esempio fa risalire il nome ad un’origine longobarda , altri addirittura danno più peso ad una strana ma simpatica leggenda secondo cui il nome del paese derivi da “Rocca -scale -di -legna” in virtù di quella scala a pioli in legno che portava dal paese alla torre e che viene rappresentata anche nello stemma del Comune.

Fonte molto rilavante per la ricostruzione “storica” di questo paese è stato il “Catalogus Baronum”: esso si presenta sottoforma di elenco che enumera tutti i vassalli e tutti loro relativi possedimenti , e furono proprio i Normanni a compilarlo dopo aver conquistato il meridione d’Italia.

Esso fu scritto nel XII secolo dalla “Duana Baronum” che è un ufficio creato proprio dai Normanni per cercare di risolvere i difficili problemi legati ai signori locali ed alla scarsa, ancora, confidenza che avevano con il meridione , e fu proprio questo ufficio a dar loro stabilità ed equilibrio.

Del XII secolo sembra essere anche l’origine dello stesso paese di Roccascalegna, ma ovviamente studi specifici hanno dimostrato che in quel sito ci fosse un insediamento preesistente, non a caso sono stati ritrovati ruderi dell’età Eneolitica , e dunque si parla del V secolo a.C., ma anche ruderi di età romana, quindi anche in questo caso si parla di “sovrapposizione” di epoche.

Il borgo quasi certamente è stato costruito dai Longobardi che avevano la necessità di difendersi dagli audaci Bizantini, ed infatti il castello inizialmente constava di una torre di avvistamento, simbolo tipicamente longobardo, ed il vero e proprio castello così come lo si può vedere ora , è stato costruito in seguito dai Normanni.

Il castello ha subito diverse modifiche nel corso del tempo ed ha subito anche una particolare ed altalenante fortuna: la costruzione domina la valle del Rio Secco che è un affluente dell’importantissimo fiume Sangro , il quale è stato utilizzato in più occasione dalla storia come punto di riferimento per la definizione di luoghi quasi come fosse elemento della segnaletica; dal 1320 al 1525 del castello non si sa più nulla, cade nel mistero , ma in realtà si può accertare che fu proprio questo il periodo che vide delle modifiche e dei restauri, in quanto si perfezionavano le armi da guerre e nello specifico da fuoco, dunque si cercò di migliorare anche le postazioni nella struttura ed aprirla a nuove strategie belliche ma non fu di certo l’unico periodo in cui furono effettuati questi lavori,anzi , l’indagine storica ne conta molti , si potrebbe dire che fu un castello “al passo con i tempi”, dunque non venne meno a qualsiasi perfezionamento.

Certo l’ultimo e più evidente restauro ci fu nel 1996 , dove si cercò di riportare il castello al suo antico splendore deteriorato dal corso dei secoli.

Questo castello è sicuramente caratterizzato da un fascino “imperante”: si erge su uno sperone roccioso dal quale sembra spiccare il volo verso l’alto e con la sua torre sembra quasi voler toccare il cielo, ed è proprio da questa altezza che sembra voler controllore anche tutto il borgo sottostante, e questa sua posizione lo rende probabilmente uno dei castelli più caratteristici della regione.

Al di sotto della sua volatile presenza ci sono anche la già citata vallata del Sangro ed il vallone del Rio Secco. La sua struttura “variegata” rispecchia in un certo senso , quello che è stato il continuo passaggio di dinastie che hanno apportato cambiamenti anche vistosi alla sua originaria e semplice conformazione, dunque la sua struttura attuale è frutto di secoli di rimaneggiamenti.

Tutt’ora però l’impianto che lo caratterizza è quello originato dagli Angioini e dagli Aragonesi e dunque risalente al XV secolo. Esso è caratterizzato da un impianto molto irregolare , probabilmente perché segue completamente l’altrettanto irregolare struttura della roccia sulla quale il castello si appoggia, ed anche le possenti mura di cinta che proteggono la struttura sono accostate allo strapiombo.

Per accedere alla struttura bisogna utilizzare la scalinata che è molto ripida e che si diparte dal piano di San Pietro: questa scalinata è creata da terrazzamenti flessi ricavati sulla possente roccia e proprio da essa si giunge all’ingresso dove ancora oggi sono visibili i resti del ponte levatoio che com’è noto durante il Medioevo veniva utilizzato nei castelli per attraversare il fossato che generalmente era creato per limitare l’ingresso di gente nemica e straniera e dunque veniva utilizzato per la difesa da attacchi esterni.

Di solito veniva ad essere costruito in legno ed era sostenuto da possenti travi, pur essendo fissato tenacemente ad una sola estremità. Veniva ad essere abbassato o alzato all’occorrenza attraverso tiranti o catene che venivano ad essere azionati da mulinelli a ruota.

Alla destra del ponte levatoio c’è una torre definita “Torre di Sentinella”, proprio perché è da essa che veniva organizzata la ronda. Il cortile antistante poi, conduce a delle altre torri ognuna delle quali ha una funzione diversa: c’è la torre del carcere , vicino c’è la torre angioina ed in più la cappella a corpo unico , priva di qualsiasi tipo di ornamento, dotata di una efficiente grondaia per la raccolta dell’acqua piovana che veniva fatta cadere all’interno di una grande cisterna che generalmente veniva costruita con materiali di risulta che sostanzialmente veniva ad essere preso da demolizioni, o materiale scartato da altre strutture.

Un’ulteriore scala invece conduceva alla torre di guardia che evidenziava una chiara lavorazione in muratura in pietra sgrossata con lo scalpellino e dei mattoni che presentavano delle aperture ai quattro lati anche le mura del castello sono realizzate con la stessa pietra riscontrata nella cisterna e quasi ornata anche da ciottoli , laterizi ed altri piccoli frammenti che ne rendono variegata l’esposizione, e proprio le stesse mura che circondano il castello hanno la stessa altezza delle torri.

Lo stile del castello è “romanico”, stile che appunto si colloca dalla fine del X secolo fino al XII secolo, ed i principali edifici che oggi possiamo classificare di questo periodo sono sicuramente religiosi o rocche e castelli che a dire il vero hanno subito dei cambiamenti vistosi nel corso del tempo , essendo stati modificati strutturalmente o in alcuni casi, hanno subito aggiunte creando dunque mescolanze stilistiche in epoche successive.

Fotografie di Roccascalegna e del castello


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