Il borgo fortificato di Cellino Attanasio (Te)
La massiccia torre a forma di cilindro in mattoni, tipica delle coste delle Marche, i resti di una seconda torre e uno scarso tratto di mura costituiscono ciò che resta della vecchia cinta di difesa che circondava l’affascinante villaggio tramano, collocato in posizione predominante sul lato sud del versante collinare tra i fiumi Vomano e Piomba.
A una più antica cerchia di mura appartenevano probabilmente due imponenti torrioni a pianta quadrata, con i muri in pietrame: uno è stato incorporato nel complesso della parrocchia di Santa Maria la Nova, sul quale fu in seguito edificato il campanile del tempio; mentre l’altro, è stato incorporato nell’abside della Chiesa di San Francesco. Uno dei torrioni
Si sono salvate un tratto di muratura a scarpa in pietra, conclusa da una merlatura a forma di parallelepipedo in laterizi, edificata durante la ristrutturazione dei primi anni del Novecento, e due torri difensive. Una delle massicce torri a forma di cilindro, in laterizi, non possiede la scarpa e mostra posteriori ricorsi a buche pontaie con feritoia per sparare con l’archibugio e feritoia per scagliare frecce. Tipico è l’elaborato impianto a sporgere, formato da lunghe mensole a forma di becchi ad archetti a sesto ribassato, chiamate beccatelli.
L’altro torrione di fiancheggiamento rimasto, di forma cilindrica e in parte in rovina, è realizzato in muratura a sacco molto spessa, con paramento in mattoni e resti di beccatelli. Nell’area che sovrasta la torre, chiamata della fortezza, si ergeva la residenza fortificata della famiglia Acquaviva, ma oggi è scomparsa. Prima proprietà dell’abbazia di San Giovanni in Venere, alla fine del Trecento andò agli Acquaviva di Atri che possedettero il feudo fino a quando Cellino fu ceduta a Fabrizio Colonna, alla fine del Quattrocento.
Le mura di cinta
La costruzione della cinta muraria è fatta risalire alla fine del XV secolo, dopo il lunghissimo assedio di Cellino nel 1462 per mano delle truppe di Matteo di Capua, che distrussero la precedente cinta fortificata. I lavori per la costruzione delle nuove mura furono sostenuti da Giulio Antonio Acquaviva, richiamato al possesso del feudo nel 1463, e furono conclusi probabilmente dal successore Andrea Matteo III nel 1480.
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