Calascio (Aq). La rocca

Forte e possente : il fascino “proverbiale” del castello di Calascio.
L’Abruzzo potrebbero essere considerato come un piccolo museo all’aria aperta, infatti la regione pur non essendo di notevoli dimensioni offre spunti per passeggiate rilassanti oltre che visite fuori dal comune, dove è sicuramente possibile conoscere ogni volta qualcosa di nuovo e soprattutto rimanere stupiti di fronte a quelle che appaiono come novità , quando invece sono una parte integrante del patrimonio della nostra regione. Tra le innumerevoli bellezze che esso offre ci sono soprattutto magnifici e possenti castelli. Il “castello” nel suo significato storico e nella sua realizzazione architettonica è una delle caratteristiche principali di questa regione, non c’è paese o borgo infatti che non abbia il suo castello, la sua torre o la sua fortificazione a caratterizzarlo.
Particolarmente attraenti sono quei castelli che in modo singolare sono costruiti su alture e sembrano dunque voler dominare addirittura le montagne, anche se la loro posizione non risponde a forme di narcisismo associate al signore che li ha fatti costruire ma semplicemente ad esigenze di tipo storico, come per esempio la necessità di difendersi da quelli che erano i pericoli di attacchi esterni e dunque l’obbligo di dover provvedere a costruire una fortificazione che potesse davvero rassicurare soprattutto in caso di guerra.
I castelli che oggi possiamo osservare in Abruzzo mantengono intatti anche quelli che sono i territori circostanti facenti parte del loro contesto , lasciando , il più delle volte il visitatore che si accosta a queste splendide strutture per osservarle, quasi in bilico, tra il passato ed il presente , proiettandolo in una condizione temporale che in alcuni casi non riesce neanche a spiegare.
Di sicuro uno dei castelli più affascinanti d’Abruzzo è il castello duecentesco di Rocca Calascio, che appare essenziale, simmetrico, preciso nelle sue forme, fiabesco quasi se visto in particolari ore del giorno come per esempio durante il tramonto ma anche temibile , per la sua posizione dominante , infatti basta che ci si sporga di poco per godere di un panorama che lascia senza parole , d’altra parte si trova a 1460 metri d’altezza ed è quindi normale che passeggiare all’interno delle sue possenti mura possa far paura. La sua posizione poi è talmente tanto evidente che si può vedere il suo imperante profilo perfino dai borghi considerati vicini, che in realtà distano chilometri dalla stessa Calascio, ed è proprio lo stesso borgo che avendo conservato la sua antica struttura è complice della bellezza del luogo.
Il panorama che ne viene fuori è davvero suggestivo, ed incantevole, infatti il castello posizionato a ridosso della dominante catena del Gran Sasso spicca tra le alte vette dei momenti , addirittura confondendosi in alcuni casi con le cime; non è un caso se proprio questo sito è stato scelto per l’ambientazione di alcuni dei più noti film del cinema italiano, ma non solo , basti pensare al celeberrimo film dal titolo “Lady Hawke” che nel 1985 vide come protagonisti Michelle Pfeiffer e Mattew Broderich che trae ispirazione proprio da questo oscuro mondo medioevale che malgrado ciò ha sempre affascinato amanti o meno del suo contesto storico.

veduta dal castello di Rocca Calascio, foto di Alessandra Renzetti.
È come se il tempo qui si fosse fermato perché “l’uomo del futuro” potesse in qualche modo ammirare il passato e trarne insegnamento oltre che gioia per gli occhi , infatti tutt’intorno le montagne paiono come rincorrersi in una gara o prendersi “per mano” per danzare al suono di musiche provenienti dal passato , e lo strumento che regala la musica più bella in questo luogo incantato è soprattutto il vento che, onnipresente, crea all’incirca la colonna sonora di un film che non proietta mai “the end” e dunque la stessa scena, pur offrendo ogni volta emozioni diversi, da secoli si ripete di continuo.
Anche da lontano è facile capire che la strategica posizione del castello aveva funzioni militari e difensive , infatti non è sicuramente il castello più grande che possa avere la regione, ma è sicuramente uno dei più funzionali che la storia possa ricordare: fu proprio un documento del 1380 per esempio a parlare per la prima volta di questa struttura come di una “torre di avvistamento” isolata, sebbene comunque l’origine di questo castello sia molto più antica infatti gli studi iniziali rimandano a due momenti per quanto riguarda la costruzione della struttura: nella prima fase, durante il periodo svevo, è probabile sia stata costruita la torre quadrata , mentre si fa risalire la zona circostante, anch’essa di forma quadrata ma con la presenza di quattro torri sugli angoli, alla prima metà del ‘400. Probabilmente la sua collocazione non è casuale, infatti si è ipotizzato che attraverso luci e fuochi, durante la notte soprattutto ma anche durante il giorno con ulteriori accorgimenti, da questa postazione si potesse comunicare con le altre strutture vicine.
Il borgo antico è il punto di partenza per la faticosa ma breve passeggiata che conduce direttamente al castello: la camminata è resa difficoltosa soprattutto dagli ammassi in pietra bianca che per lo più sono resti del castello oltre che massi della montagna che lo ospita, i quali rendono il ripido percorso piuttosto scivoloso. Ma la fatica è ripagata dallo splendido scenario, l’occhio riesce ad arrivare addirittura al femminile profilo della Majella.
Si può accedere al castello attraverso un ponticello di legno , oggi reso fisso, un tempo ritraibile, che facilita l’ingresso all’interno della struttura. Anche questa punto del Gran Sasso offre numerosi siti archeologici, ed in particolare sono stati rinvenuti insediamenti preistorici proprio nell’area intorno al castello, mentre il borgo medioevale al di sotto della fortezza è stato debitamente ristrutturato e reso sicuro in modo da renderlo fruibile dai turisti che sono sempre numerosi proprio perché incuriositi dall’originaria bellezza del borgo che non è stato logorato soltanto dal tempo ma anche dai numerosi terremoti che negli ultimi secoli soprattutto hanno contribuito all’indebolimento della zona.
Il castello dunque appare costruito interamente in pietra, è raggiungibile soltanto a piedi com’è stato anche specificato a proposito dell’aspra montagna che funge da podio; presenta una pianta quadrata con torrioni circolari posizionati ad angolo ed un maschio centrale, anch’esso appunto di forma quadrata. La torre posizionata al centro non è visitabile internamente ma si può soltanto parcheggiare lungo il borgo antico che lo circonda e si può fare ingresso al primo piano della stessa struttura. Il maschio centrale presenta una sorta di grande finestra che in realtà era l’apertura che permetteva l’unico accesso all’interno attraverso una scala che veniva all’occorrenza appoggiata ai due sostegni che erano posti sotto questa finestra; la scala quando non era utilizzata veniva categoricamente tolta proprio per evitare di favorire l’ingresso di persone indesiderate o di attacchi inaspettati.
La cinta muraria del borgo si sviluppa nella porzione settentrionale per circa 300 metri, mentre la porzione meridionale è leggermente più lunga, e dunque di 400 metri. A nord sono ancora visibili le altissime torri di fiancheggiamento, ma l’estremo nord invece ospita il vero e proprio simbolo di tutta la struttura ossia la rocca che sembra nascere dal precipizio roccioso che sembra quasi essere una strada più breve che conduce verso il vuoto, e forse questa posizione tentava per quanto possibile di scoraggiare anche qualsiasi tentativo di attacco.

Resti delle mura del castello,  foto di Alessandra Renzetti.
Il vero grande potenziamento di questa struttura ci fu nella seconda metà del ‘400, quando il castello che era posseduto dai Baroni di Carapelle, passò nelle mani dei Piccolomini , famosi anche per il Castello di Celano che oggi ospita il Museo d’Arte Sacra: tentarono in tutti i modi di rinforzare intanto il presidio, forse perché avevano capito che era importante revisionare l’apparato difensivo e dunque aggiunsero le quattro robuste torri cilindriche e diedero maggiore sicurezza anche alle case tutt’intorno aggiungendo dei piani in modo da rendere più complessi gli attacchi ed in maniera tale da renderle anche più visibili.
Tra i lavori portati a termine sotto l’egemonia dei Piccolomini però, ce ne fu un altro concluso dai loro soldati, ossia la costruzione della Chiesa di Santa Maria della Pietà : è una piccolissima struttura ecclesiastica eretta a pochi passi dal castello, per rendere omaggio alla Madonna della Vittoria che li aveva aiutati a sopravvivere ad un attacco di briganti che provenivano dal vicino territorio romano. La cappella presenta una pianta ottagonale , è molto semplice strutturalmente , ma quanto colpisce è ancora una volta la sua posizione , infatti è collocata su una piccola pianura circondata da uno spaventoso strapiombo che ancora una volta tormenta le passeggiate degli accorti turisti.
Gallerie di immagini
Rocca di Calascio
Oratorio di Santa Maria della Pietà
Calascio

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